Titolo: Psicoanalisi/ etnopsicoanalisi. Contributo alla genealogia di un sapere antropologico
Tipo di pubblicazione: articolo
Anno di pubblicazione: 2018
Autore: Lino Rossi
Rivista: IUSVEducation #12
Pagine: 75-95
Data di pubblicazione: dicembre 2018
Editore: IUSVE – Istituto Universitario Salesiano
ISSN: 2283-642X
Come citare: Rossi, L. (2018). Psicoanalisi/ etnopsicoanalisi. Contributo alla genealogia di un sapere antropologico. IUSVEducation, 12, 75-95. https://www.iusveducation.it/psicoanalisi-etnopsicoanalisi-contributo-alla-genealogia-di-un-sapere-antropologico/
Parole chiave: Etnopsicoanalisi complementarista, incorporamento, sublimazioni, unità psico-corporea, funzione limite
Paper PDF: IUSVEducation_12_Rossi_PSICOANALISI_ETNOPSICOANALISI.pdf
Abstract:
Il modello teorico-clinico dell’etnopsicoanalisi elaborato da G. Devereux e ripreso da T. Nathan e M. R. Moro, presenta un modello epistemico innovativo attraverso l’esposizione del principio complementarista. Esso propone di affrontare il funzionamento mentale, normale e patologico, attraverso un cambio di prospettiva in grado di riconoscere l’universalità dell’essere psichico e la molteplicità dei sistemi simbolici e culturali in cui l’esperienza umana si manifesta.
Da ciò emerge come il lavoro clinico debba rivolgersi ad entrambi i versanti: antropologico e psicologico, in rapporto fra loro senza riduzionismi determinati da invasioni di campo.
L’etnopsicoanalisi ha tuttavia privilegiato la lettura culturale del disagio mentale, lasciando sullo sfondo i processi psichici generali intesi come “macchine in grado di creare legami”.
Il saggio intende approfondire il ruolo svolto dal corpo, nel senso di unità psico-fisiologica, come strumento operativo universale, da cui hanno origine le oggettivazioni culturali prodotte dall’uomo all’interno di ogni contesto storico-sociale. L’incorporazione viene vista a partire dalla metapsicologia freudiana come funzionelimite fra pulsioni di vita e pulsioni di morte. Svolge così un lavoro silente di legame fra i bisogni di difesa propri dell’Io corporeo (a livello biologico e sociale) e costrutti culturali: simboli e segni che oggettivano la creatività umana, canalizzando la libido verso forme socializzate. In questo modo, attraverso i processi di sublimazione, la libido viene messa al servizio, benché in modo indocile e provvisorio, delle pulsioni di morte, intese come dispositivi di legame. Attraverso l’analisi di G. Ròheim si osserva come il processo di sublimazione debba essere declinato al plurale, poiché le culture alimentano incorporazioni differenti e pluriverse.
In questo modo, la psicoanalisi si presenta sempre come etnopsicoanalisi, sia nel caso delle culture tradizionali che di quella occidentale.
Keywords: complementarist ethnopsychology, incorporation, sublimations, psycho-corporeal unity, limit function
Abstract:
The essay intends to deepen the role played by the body, in the sense of psycho-physiological unity, as a universal operative tool, from which the cultural objects produced by man in every historical-social context originate. Incorporation is seen from Freudian metapsychology as a limiting function between life drives and death drives. It thus performs a silent job of linking the defense needs of the bodily ego (biological and social level) and cultural constructs: symbols and signs that objectify human creativity, channeling the libido towards socialized forms. In this way, through the processes of sublimation, the libido is put to the service, in a provisional way, of the death instincts, understood as binding devices. Through the analysis of G. Róheim we observe how the process of sublimation should be declined in the plural, since cultures feed different and pluriverse incorporations.
In this way, psychoanalysis always presents itself as ethnopsychoanalysis, both in the case of traditional and western cultures.