Titolo: “La radice unama della crisi ecologica” (Laudato si’, III)
Tipo di pubblicazione: articolo
Anno di pubblicazione: 2021
Autore: Lorenzo Biagi
Rivista: IUSVEducation #18
Pagine: 107-110
Data di pubblicazione: giugno 2021
Editore: IUSVE – Istituto Universitario Salesiano
ISSN: 2283-642X
Come citare: Biagi, L. (2021). “La radice unama della crisi ecologica” (Laudato si’, III). IUSVEducation, 18, 107-110. https://www.iusveducation.it/la-radice-unama-della-crisi-ecologica-laudato-si-iii/
Parole chiave: comunità educante, relazione, derive, grido della terra, umiltà
Paper PDF: IUSVEducation_18_LA_RADICE_UMANA_DELLA_CRISI_ECOLOGICA.pdf
Introduzione
Un “convegno” – che, come ci ricorda l’etimo, viene dal latino convenium, derivato di convenire “incontrarsi, riunirsi” – ha tutto il suo valore nel momento in cui non si trasforma in un “parlarsi tra pochi”, ma, per l’appunto, quando avvia un convenire che libera altre voci, altri pensieri o, meglio, mette in moto il pensare e l’elaborazione di contenuti alla quale possono-devono contribuire tutti. Le sintetiche riproposizioni dei lavori svolti nelle stanze di discussione dai partecipanti al Convegno Iusve – Land’s End: per la cura della Casa Comune, che qui vengono pubblicate, danno prova non solo della fecondità delle relazioni tenute nel convegno stesso, ma soprattutto della riflessione condivisa che si è generata nei rispettivi gruppi tematici, partecipati da docenti e studenti.
Il primo dato che si raccoglie dalle sintesi delle sale, consiste nel rilevare con soddisfazione che il progetto culturale Iusve dedicato alla costruzione di una comunità di apprendimento, comunità vivace e plurale vissuta da studenti e docenti, ha trovato certamente in questa occasione una concretizzazione e una conferma della sua importanza. Imparare a riflettere insieme – secondo l’antico termine e proposito greco del syn-philosophein – costituisce sempre una risposta non solo alla struttura sociale dell’intelligenza umana (come le stesse neuroscienze attestano), ma anche un servizio critico alla società attuale, un servizio allo standard in declino del dibattito pubblico, specialmente quando tocca temi decisivi come quelli legati al destino del pianeta e dell’umanità. In ogni caso la ricchezza delle riflessioni che si sono incrociate nelle sale, lascia intendere che quando si ravviva una comunità di apprendimento, lo stesso riunirsi di generazioni, esperienze e intelligenze diverse permette sia di sentirsi meno abbandonati e soli, con il rischio di arrotolarsi in un narcisismo cognitivo, che di imparare a mettere in valore virtù poco di moda, come l’umiltà e l’ascolto. Soprattutto, permette di costruire pensiero in presa diretta, grazie a quella razionalità comunicativa che J. Habermas considera a ragione come la più promettente, perché capace di favorire il formarsi di convinzioni finalizzate ad un consenso critico, mentre l’assunzione di forme ideologiche dominanti provoca nelle persone opinioni sistematicamente distorte. Infatti, è grazie al rapporto comunicativo che emergono quei quadri di riferimento generali impliciti di riflessività e verità, che, esplicitati in una comunità di apprendimento, consentono di discernere la comunicazione distorta da quella autentica. In altre parole, l’esperienza delle sale lascia intendere che come Iusve stiamo lavorando verso un agire comunicativo orientato alla comprensione, che si contrappone all’agire orientato al successo e finalizzato al perseguimento di interessi. E in materia di sfide ecologiche, questa operazione risulta quanto mai attuale e necessaria.
In secondo luogo le riflessioni generate dai gruppi di lavoro attestano che le diverse Aree che costituiscono la proposta accademica dello Iusve, hanno iniziato a costruire quella comunità educante che non si limita al già decisivo compito formativo, compito oggi ancora più esigente e sfidante, ma camminano insieme anche come luoghi di educazione alla nuova cittadinanza ecologica, alla nuova ecologia integrale, in definitiva contribuiscono ad attuare quella “conversione ecologica” che costituisce il vero segno di un viaggio verso un “altro mondo”, un’altra umanità, un’altra antropologia e un’altra espressione degli stili di vita. Probabilmente, quest’ultimo accento costituisce un filo rosso delle diverse relazioni e dei diversi contributi. In ogni caso è evidente da queste riflessioni che contenuti e pratiche non vanno disgiunti, ma vanno maturati in un costante scambio e continuo arricchimento reciproco. Lo strappo tra i due ci espone alla pericolosa deriva tra un ambientalismo superficiale e un ecologismo settario, entrambi incapaci di “contagiare” il costume pubblico e trasformare la mentalità dominante.
In terzo luogo si evidenzia la presenza diffusa nelle Aree di docenti e studenti che coltivano ambiti specifici che proprio in questa occasione hanno avuto l’opportunità di emergere e di venire condivisi, con un maturo spirito critico e con un esercizio di umile condivisione, senza fare del proprio settore specifico il tutto. Ebbene, questa evidenza è una prova che lo Iusve sta iniziando a praticare la transdisciplinarità. È un buon auspicio, perché a volte la transdisciplinarità sembra mettere paura, mentre nel momento in cui si entra in una comunità di apprendimento e in una esperienza di apprendimento cooperativo, essa diventa un approccio e un modo quasi naturale. Nelle riflessioni condivise emerge l’esercizio di aprirsi continuamente non solo agli altri saperi e pratiche, ma anche a quella che arrischiamo di chiamare «verità ecologica», ossia una «verità poliedro» (come afferma Papa Francesco), che non si chiude mai a ciò che di vero e di onesto ciascun sguardo sul mondo cerca di cogliere e di comunicare. Verità ecologica è quella verità che non è più settoriale, solo metafisica o solo pragmatica, ma manifestazione della autenticità dell’oíkos che genera uno sguardo consapevole che vi è sempre qualcosa che sta oltre l’orizzonte che può essere abbracciato dall’uomo. Transdisciplinarità è apertura continua che mi mette in stato di uscita dalla mia disciplina, dal mio specialismo, dalla mia idea di verità…
Senza cedere a ingiustificati trionfalismi e narcisismi, sia i lavori del Convegno che quelli qui presentati, testimoniano di un cammino, rendono visibili i primi passi di un progetto culturale Iusve che ci consegna, a studenti e docenti, la responsabilità di non guardare indietro e di essere comunità di apprendimento capace di accompagnare tutti verso quella razionalità comunicativa capace di immaginare e praticare un ascolto del grido dei poveri e del grido della terra, non moralistico né spiritualistico, ma in chiave di continua e rinnovata conversione ecologica.
Nelle pagine che seguono, pubblichiamo gli esiti del dibattito che ha avuto luogo nelle stanze del convegno “Land’s End: per la cura della casa comune”, Iusve, 21-22 aprile 2021, preceduti dagli abstract delle relazioni attinenti al tema discusso. Le relazioni saranno pubblicate in volumi autonomi nei prossimi mesi.
Keywords: educating community, relationship, drifts, cry of the earth, humility