Titolo: Prima sezione. Concetti e approcci
Tipo di pubblicazione: articolo
Anno di pubblicazione: 2024
Autore: Vari
Rivista: IUSVEducation Supplemento al n. #23
Pagine: 19-146
Data di pubblicazione: luglio 2024
Editore: IUSVE – Istituto Universitario Salesiano
ISSN: 2283-642X
Come citare: Aa.Vv. (2024). Prima sezione. Concetti e approcci. IUSVEducation, Supplemento al n. 23, 19-146. https://www.iusveducation.it/prima-sezione-concetti-e-approcci/
Parole chiave: Workplace Learning, apprendimento adulto, apprendimento informale, conoscenze tacite, curriculum sul posto di lavoro, pedagogie pratiche, pratiche epistemologiche personali dei lavoratori, agentività limitata, lavoratori chiave, pratica consapevole, apprendimento sul posto di lavoro, Didattica Professionale, situazioni di lavoro, analisi del lavoro, concettualizzazione nell’azione, Corso d’Azione, enattivismo, attività, apprendimento sul lavoro, affordance, narration, description, formation, savoirs expérientiels, vécu, apprentissage professionnel, analyse de l’activité du travail, situation d’apprentissage, inducteurs d’apprentissage
Paper PDF: IUSVEducation_23_Supplemento_PRIMA_SEZIONE.pdf
Prima sezione. Concetti e approcci
Nella prima sezione, “Concetti e approcci”, rientrano sette contributi che si focalizzano sulle questioni dell’agentività nel lavoro, sulla nozione di Workplace Learning e di situazione professionale ed approfondiscono il ruolo dei saperi esperienziali, taciti, dell’analisi dell’attività lavorativa e del Corso d’Azione attraverso prospettive differenti ma interconnesse, tali da restituire la ricca complessità e la significativa densità del tema.
Chiara Biasin presenta il contesto di lavoro come un luogo di apprendimento non formale e di educazione informale dell’adulto. Partendo dal confronto tra definizioni e prospettive diverse sul Workplace Learning, l’autrice analizza caratteristiche e specificità che distinguono questo modo di apprendere da altri più accreditati e tradizionali. Vengono messe in luce le interdipendenze tra individuo e contesto lavorativo, ovvero tra adulto che lavora e organizzazione lavorativa, rispetto al comune processo di acquisizione di conoscenze, sviluppo di capacità e attitudini. Un particolare approfondimento viene dedicato alle dimensioni informali e tacite, che connotano il sapere che si genera dalla performance professionale, al fine di valorizzare e legittimare il fatto che l’apprendimento possa avvenire anche sul posto di lavoro, attraverso lo scambio interattivo, i processi di problem solving, networking e mentoring, l’osservazione e l’autoapprendimento. Viene proposta una visione del Workplace Learning come forma di apprendimento sociale, incarnato e situato.
Stephen Billett approfondisce il riferimento teorico di Workplace Learning per far emergere e valorizzare l’apprendimento attraverso il lavoro. L’autore mostra come la partecipazione, le interazioni e l’apprendimento attraverso la pratica lavorativa siano i modi principali con cui nel corso della storia dell’umanità viene appresa la maggior parte delle capacità professionali, distinguendole nettamente da quelle che si sviluppano all’interno delle istituzioni educative. La comprensione di come l’apprendimento nasca attraverso il lavoro richiede premesse esplicative distinte da quelle che fondano l’apprendimento nelle istituzioni educative. Tali considerazioni portano anche a riflettere su come questo apprendimento possa progredire al giorno d’oggi. Attingendo alle discipline antropologiche, storiche, psicologiche e sociologiche, Billett introduce le nozioni di curriculum sul luogo di lavoro e di pratiche pedagogiche e personali che sostengono l’apprendimento attraverso il lavoro, che sono spiegate e illustrate come percorsi lungo i quali le esperienze lavorative vengono arricchite dallo sviluppo di conoscenze attraverso il lavoro stesso.
Karen Evans focalizza il concetto di agency nei contesti di lavoro e mostra come il contesto socioeconomico e culturale produca degli effetti sulle dimensioni della vita personale e professionale degli individui. Se, infatti, l’agentività può essere concepita come un processo socialmente integrato, attivo e potenzialmente trasformativo, l’espressione agentività delimitata (bounded agency) vuole invece rappresentare gli effetti e le influenze che i contesti, e nello specifico il luogo di lavoro, l’ambiente familiare e comunitario esercitano sulle capacità individuali. L’autrice spiega che, generalmente, nell’apprendimento e nello sviluppo, le persone sono disposte ad apprendere nuove capacità, riferite sia al perimetro circoscritto del proprio luogo di lavoro, che ad orizzonti più ampi coincidenti con i propri obiettivi di vita e di lavoro. Tuttavia, l’agentività è condizionata dai domini e dai contesti professionali e organizzativi in cui la persona opera, i quali vincolano le sue possibilità di espressione, di mobilizzazione delle sue conoscenze e di esercizio del giudizio nella valutazione della portata e dei limiti della sua stessa azione. Le storie personali di ciascuno costituiscono inoltre una base che influenza i modi in cui le persone si aprono alla conoscenza, orientando il senso e l’azione nei luoghi di lavoro e nella loro vita professionale. A sostegno di tale argomentazione, l’autrice porta tre esempi di pratica professionale nel settore pubblico, nella libera professione e in occupazioni tipicamente fragili e di bassa scolarità.
Paul Olry presenta nel suo contributo i riferimenti teorici e metodologici dell’approccio francofono della Didattica Professionale. La Didattica Professionale si propone di studiare come acquisire e sviluppare conoscenze e competenze legate alla pratica professionale, in una prospettiva di formazione degli adulti. Per fare ciò assegna all’analisi del lavoro un posto centrale al fine di identificare le conoscenze da mobilizzare in una situazione professionale di riferimento con lo scopo di costruire i contenuti formativi e utilizzare le situazioni di lavoro come supporti per la formazione delle competenze e per l’apprendimento di tali conoscenze. Adottare questo approccio significa guardare alla dimensione cognitiva dell’attività professionale in una prospettiva interdisciplinare, coniugando gli studi ergonomici e di psicologia del lavoro francesi centrati sulla differenza tra compito prescritto e attività reale, gli apporti della psicologia dello sviluppo dove lo schema diventa vettore della concettualizzazione, i contributi della didattica delle discipline e la nozione di situazione didattica. Analizzare il modo in cui le persone concettualizzano il lavoro e le situazioni di lavoro diventa quindi una tappa metodologica preliminare alla progettazione dei dispositivi formativi, in contesti formali e non formali, ma è essa stessa un importante momento formativo in sé, per lavoratori, esperti e formatori che apprendono a partire dall’esplicitazione dei saperi che stanno mobilizzando.
Germain Poizat, Deli Salini e Simon Flandin affrontano l’attività, l’apprendimento e la formazione in situazione lavorativa alla luce del paradigma enattivo del Corso d’Azione di J. Theureau. L’approccio enattivo all’attività porta ad assumere come oggetto il lavoro e ciò che gli attori fanno concretamente in un una situazione specifica di lavoro, a dare il primato all’esperienza vissuta dall’attore e alle dinamiche di costruzione del significato in una situazione di lavoro, ad approcciare l’apprendimento come un processo che è il risultato sia di una presenza corporea nel mondo che di interazioni corporee. L’apprendimento, quindi, non è un processo innestato o aggiunto all’attività, ma inerente alla dimensione autocostruttiva dell’attività stessa. Gli autori descrivono le conseguenze pratiche di tale approccio per le ricerche e le azioni di formazione in situazione di lavoro. Tra queste, la necessità metodologica di una doppia descrizione del luogo di lavoro, interna ed esterna. La descrizione intrinseca, in prima persona, illustra la situazione dell’attore, in altre parole il contesto di lavoro al livello in cui è significativo per l’attore; quella estrinseca, in terza persona, invece, è una descrizione degli effetti e dei vincoli del luogo di lavoro compiuta esclusivamente dal punto di vista di un osservatore esterno.
Hervé Breton affronta la definizione di sapere esperienziale, concetto sempre più attuale nell’educazione degli adulti, nell’analisi del lavoro e più ampiamente nelle scienze umane e sociali ma anche nell’ambito della salute, dove prevalentemente conduce la sua ricerca. Il programma di ricerca che l’autore conduce all’interno dell’approccio biografico narrativo ha l’obiettivo di chiarire le condizioni di validità delle narrazioni e delle pratiche che mobilitano il sapere esperienziale, in particolare nei contesti di formazione, lavoro e certificazione. Il contributo entra quindi nel merito di due questioni. La prima riguarda l’emersione e l’esistenza dei saperi esperienziali e si interroga sui modi in cui questi possano essere appresi. L’autore descrive a tale proposito tre dinamiche: come i saperi esperienziali si manifestano nella situazione, come essi vengono acquisiti dal punto di vista del soggetto e come vengono formalizzati nei discorsi e nelle auto-narrazioni. La seconda questione riguarda come i saperi esperienziali possano entrare e prendere forma nel linguaggio, in modo tale da poter essere riconosciuti nelle narrazioni sul lavoro. Viene a questo punto affrontata la definizione di narrazione e introdotta la nozione di regime narrativo.
A chiudere la prima parte, Philippe Maubant affronta più ampiamente l’apprendimento professionale in situazione, approfondendolo dal punto di vista degli scopi e degli oggetti. L’elaborazione di questo quadro teorico ha tre obiettivi: porre l’atto dell’apprendimento al centro delle proposte difese dalle teorie dell’analisi dell’attività lavorativa, contribuire a delineare un’ingegneria della formazione e progettazione formativa legata al lavoro, fornire ai diversi attori coinvolti nel compito di sostenere percorsi di professionalizzazione un quadro di intervento pedagogico.
Collochiamo appositamente questo contributo alla fine della sezione, perché lo scopo del quadro teorico e metodologico proposto è quello di arricchire le proposte innovative degli autori del settore con una riflessione scientifica sull’utilizzo dell’analisi dell’attività lavorativa a fini di apprendimento e di sviluppo professionale.
Workplace Learning: ripensare la relazione tra apprendimento e lavoro e formazione
C. Biasin
(pp. 20-35)
Learning through work: premises, conceptions and practices
S. Billett
(pp. 36-53)
Putting knowledge and experience to work: the role of agency
K. Evans
(pp. 54-69)
L’analisi didattica professionale del lavoro come base per la formazione in azienda in Francia
P. Olry
(pp. 70-87)
Approccio enattivo all’attività: contributi del programma “corso d’azione” all’analisi e alla progettazione di situazioni d’apprendimento sul lavoro
G. Poizat, D. Salini, S. Flandin
(pp. 88-105)
Savoirs experientiels et narration : donation, acquisition, formalisation
H. Breton
(pp. 106-119)
L’apprentissage professionnel en situation : esquisse d’un cadre théorique et méthodologique
P. Maubant
(pp. 120-146)
Keywords: Workplace Learning, adult learning, informal learning, tacitness, workplace curriculum, practice pedagogies, workers’ personal epistemological practices, bounded agency, key workers, knowledgeable practice, Professional Didactics, work situations, work analysis, conceptualisation in action, Course-of-Action, enactivism, activity, affordance, narration, description, training, experiential knowledge, professional learning, work activity analysis, learning situation, learning inducing factors