Titolo: I minori stranieri non accompagnati. Verso un’esperienza ‘etno-diagnostica’
Tipo di pubblicazione: articolo
Anno di pubblicazione: 2015
Autore: Fabio Garzara, Giovanni Marchioro, Fabio Benatti
Rivista: IUSVEducation #05
Pagine: 88-113
Data di pubblicazione: luglio 2015
Editore: IUSVE – Istituto Universitario Salesiano
ISSN: 2283-334X
Come citare: Garzara, F., Marchioro, G., Benatti, F. (2015). I minori stranieri non accompagnati. Verso un’esperienza ‘etno-diagnostica’. IUSVEducation, 5, 88-113. https://www.iusveducation.it/i-minori-stranieri-non-accompagnati-verso-unesperienza-etno-diagnostica/
Parole chiave: minori stranieri non accompagnati, disegno della famiglia, z-test, test di wartegg
Paper PDF: IUSVEducation_05_Garzara_Marchioro_Benatti_MINORI_STRANIERI_NON_ACCOMPAGNATI.pdf
Abstract:
Questa ricerca si è svolta all’interno di una Comunità di accoglienza per Minori Stranieri Non Accompagnati, con lo scopo di evidenziare la possibile presenza di specifici disagi e particolari problematiche connessi alla condizione di migranti.
Se consideriamo che l’evento migratorio è un atto potenzialmente traumatico, si è voluto rilevare in soggetti che vivono questa esperienza le conseguenze che, da un punto di vista dell’assessment psicologico, ne possono derivare. Questi minori spesso evidenziano problematiche di tipo cognitivo, comportamentale ed emotivo, con rilevanti disturbi della struttura di personalità caratterizzati da isolamento, ansia diffusa, instabilità degli stati dell’umore ed acting out caratterizzati anche da agiti violenti. La ricerca nasce dall’analisi di tutti questi elementi che, oltre a rappresentare significative situazioni di rischio e di disagio, possono influenzare negativamente i processi evolutivi e di integrazione di questi minori.
La somministrazione di una batteria di test di tipo proiettivo ad un campione di dodici di questi minori, è stato lo strumento per indagare su vari aspetti relativi alla struttura e l’organizzazione della personalità, la modalità di attaccamento, la qualità delle relazioni e la relativa maturazione dell’Io. La tipologia di questi strumenti proiettivi ha permesso una comparazione dei risultati ottenuti nei singoli test: i dati raccolti nelle varie somministrazioni sono stati analizzati e confrontati per valutarne l’accordanza, evidenziarne i tratti comuni e sottolinearne le eventuali differenze, fornendo così un’interpretazione accurata ed esaustiva. Si è preferito, infatti, privilegiare gli aspetti qualitativi rispetto a quelli quantitativi proprio per poter costruire valutazioni di tipo clinico finalizzate alla realizzazione di adeguati e mirati interventi funzionali al benessere di questi minori.
Keywords: foreign unaccompanied minors, family drawing test, z-test, wartegg test
Abstract:
This article presents the consideration of a psychoanalyst ho has a long experience with people who have experienced the so-called “burn out” (the “can’t take it anymore” position), who have misused their energies and loaded themselves with problems of those they should have ‘helped’. In psychoanalytic terms, it would be talking of collusion, but in existential terms we must speak of failure, blocking, loss of identity and what marks the boundaries between normality and pathology. Professional help (at least at lower levels) is now very much in demand by social services: it offers job opportunities, provides quite good retribution, it is managed by recognized Bodies and Organizations, but it gives a hasty preparation and very often not spiritually ‘support’ those who work in this field . The author wonders if anyone can practice a profession so delicate and vulnerable as helping professions are today. Not everyone would be suitable, although all somehow adapt to it. The motivation to follow an inner urge (a vocation) to help others is often spurious or not sufficient enough: we must also have achieved a fairly balanced personality structure to be able to ‘hold’, and have a private life that gratifies and can support the process of continuous growth that leads the social worker (as any other person) to its completeness throughout the journey of life. He who, as a consultant, directs (or recommends or introduces) young graduated people, or young undergraduates who want to enter ‘soon’ in social work, into these professions, has to carefully explore their motivations and must consider the personality structure, and the possibility that everyone should have to protect themselves from any psychological regression.