Editoriale #22
Nella propria coscienza, e di fronte ai figli che pagheranno per i danni delle loro azioni, si pone la domanda di senso: qual è il senso della mia vita, qual è il senso del mio passaggio su questa terra, qual...
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Nella propria coscienza, e di fronte ai figli che pagheranno per i danni delle loro azioni, si pone la domanda di senso: qual è il senso della mia vita, qual è il senso del mio passaggio su questa terra, qual...
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Nel testo si commenta il tema dell’aldilà così com’è sviluppato nel libro di Angela Ales Bello e Anna Maria Sciacca Ti racconto l’aldilà. Fenomenologia della vita umana ante mortem e post mortem (Castelvecchi, 2023). In esso questo tema è affrontato da molteplici prospettive: filosofia, teologia, letteratura, scienze. Senza soluzione di continuità tra vita e sopravvivenza dopo la morte, si considera l’essere umano come sinolo di corpo e anima: in quanto sinolo, le due entità sono considerate come elementi inscindibili. Secondo quest’ottica, se l’anima sopravvive, deve poterlo fare anche il corpo, ma in quale modo? È proprio tale quesito che giustifica l’analisi delle riflessioni di filosofi e teologi attraverso il tempo: dalle affermazioni dei Padri della chiesa alle più moderne teorie fenomenologiche di Husserl, Stein, Conrad-Martius. A chiarire questa problematica contribuiscono anche le molte immagini, che artisti, pensatori e teologi ci hanno lasciato: l’evangelista Giovanni, la mistica Ildegarda, il poeta Dante. S’interrogano anche i defunti: dalle testimonianze di natura medianica a quelle di chi è entrato in contatto con quella dimensione in situazioni di premorte. Per finire si accenna anche ad alcune ipotesi che la scienza contemporanea ci autorizza a formulare, riguardanti luoghi di un eventuale multiverso, nei quali la vita umana potrebbe continuare.
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«È LA “MISURA SMISURATA” DELL’INCONTRO E DELL’ESSERE IRRIDUCIBILMENTE IN RELAZIONE CHE QUESTO MARE NON SMETTE DI RACCONTARE. LA “MISURA SMISURATA” DEL RICONOSCIMENTO RECIPROCO, DELL’OSPITALITÀ, DELLO SCAMBIO DI DONI, DI UN’UNITÀ CHE FIORISCE NELLA DIVERSITÀ, DI UNA FRATERNITÀ POSSIBILE»
Il Mediterraneo, da secoli punto d’incontro tra genti, tradizioni e ideali, è il cuore da cui sono nate la cultura, la storia e l’identità unitarie che ancora oggi riconosciamo come parte fondante di noi. Il ricordo della sua antica prosperità è oggi destinato a estinguersi, a svilirsi? Giuseppina De Simone e Claudio Monge affermano il bisogno di tutelare la diversità, che da sempre arricchisce questo crocevia di culture, attraverso una nuova proposta teologica. Insieme, riabilitano la “memoria” del Mediterraneo non solo in relazione al suo ricco passato, ma scegliendo di orientarla alla pratica, alla trasformazione della realtà personale e sociale. Accentuando in questo modo la funzione critica della teologia, la pongono al servizio dell’umano, pur in costante dialogo con l’epifania del divino. Così, l’antico Mare nostrum da “confine” ridiventa “soglia”, il cui attraversamento ci rende altri.
CLAUDIO MONGE
Frate domenicano, è direttore del Centro Studi DoSt-I (Dominicans Study Institute) di Istanbul. Si è addottorato in Teologia Fondamentale, specialità Teologia delle Religioni, all’Università di Strasburgo, dove ha conseguito anche un master in Lingua e cultura turco-ottomana. È professore di Teologia fondamentale e saggista. Nel 2014 è stato nominato da Papa Francesco consultore del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
GIUSEPPINA DE SIMONE
Docente di Filosofia della religione e di Teologia fondamentale nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi, coordina nella stessa facoltà la specializzazione in Teologia fondamentale “Teologia dell’esperienza religiosa nel contesto del Mediterraneo”. I suoi interessi di ricerca si situano tra filosofia e teologia, con particolare interesse per l’esperienza religiosa.
Rivista scientifica Area 11
(Delibera ANVUR del 27 luglio 2023)
Rivista scientifica Area 14
(Delibera ANVUR del 21 settembre 2023)
I contributi presentati a «Iusveducation» sono valutati, in forma anonima, da studiosi competenti per la specifica disciplina (‘one-side blind peer review’)
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